Introduzione
“Specie ittiche in menu nel segno della sostenibilità” è stato il titolo del mio intervento allo Chefs’ Club di Relais & Chateaux organizzato appunto dall’ Associazione Relais & Chateaux il 14 aprile presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN). Tra le specie oggetto del dibattito c’era l’anguilla, sulla quale è da poco stato pubblicato il nuovo Decreto che ne ha confermato numerose limitazioni relativamente alla pesca.
La mia partecipazione al suddetto evento, le permanenti limitazioni di legge sempre più severe riguardo la cattura e la commercializzazione dell’anguilla (Anguilla anguilla) e, soprattutto, anche le evidenze scientifiche che continuano a confermare la preoccupazione per questa specie mi hanno stimolato a pormi e porvi la seguente domanda: “E’ giusto continuare a consumarla a casa o al ristorante?”
Da anni seguo con attenzione gli sviluppi relativi alla pesca, l’allevamento e la commercializzazione dell’anguilla e dunque in questo breve articolo vorrei fornirvi una sintesi dello stato dell’arte relativo a questa specie e condividere con chi mi legge una mia riflessione, anche maturata dal confronto con diversi operatori del settore del mondo della ricerca, della produzione, della distribuzione e della ristorazione.
L’anguilla europea : caratteristiche specie specifiche in breve
Corpo estremamente allungato, serpentiforme, a sezione trasversale rotondeggiante nella sua parte anteriore, alquanto compresso in quella posteriore, coperto di piccole squame cicloidi di forma ellittica, non visibili perché infossate nella pelle ricoperta di abbondante muco. Bocca terminale con mascella inferiore prominente. Entrambe le mascelle munite di alcune file di piccoli denti conici presenti anche sul vomere. Occhio piccolo. Linea laterale evidente. Pinne ventrali assenti. Presenza di una pinna dorsale (originante posteriormente all’inserzione della pinna pettorale) e di una pinna anale che si congiungono in corrispondenza dell’estremità posteriore del corpo (coda gefirocerca).
Principali caratteristiche biologiche
La specie Anguilla anguilla fa parte della famiglia Anguillidae ed è catadroma, ossia migra dal mare nelle acque dolci allo stadio giovanile, per poi ritornarvi quando è prossima la maturazione sessuale; qui si riproducono e poi secondo lo stato attuale delle conoscenze muoiono. L’ area riproduttiva di Anguilla anguilla (l’ Anguillidae tipico delle acque europee) è localizzata in un’ ampia zona dell’Atlantico in prossimità del Mar dei Sargassi e delle Isole Bermude.
Gli stadi larvali (“leptocefali”) caratterizzati da un corpo compresso, trasparente, a forma di foglia di salice, migrano da questa zona verso oriente trasportati dalla Corrente del Golfo. In circa 2 anni le larve, notevolmente aumentate di dimensioni e con il corpo con la stessa forma di quello di una anguilla adulta, seppur in miniatura e perfettamente trasparente (“ceche” lunghe circa 5-9 cm), giungono in prossimità delle coste europee e dell’Africa settentrionale ed iniziano a risalire nelle acque interne; nel contempo il corpo inizia a pigmentarsi. Gli Anguillidae, giunti finalmente a destinazione in laghi, fiumi e stagni, vivono sul fondo, solitamente di natura fangosa, affondandovisi.
Le anguille possono vivere nelle acque interne fino a circa 18 anni (soggetti femminili). La colorazione degli adulti, tipicamente verde brunastra dorsalmente e giallastra ventralmente, diviene rispettivamente grigio nerastra e argentea quando si approssima il periodo riproduttivo. Inizia a questo punto la discesa verso il mare per tornare nelle acque di origine ove avverrà la riproduzione. Si alimentano soprattutto di notte cacciando invertebrati di fondo (crostacei, molluschi gasteropodi e bivalvi, larve di insetti, vermi, ecc.) nonché piccoli pesci, loro uova e piccoli invertebrati.
L’allevamento dell’anguilla in sintesi
Le anguille rappresentano un prodotto tradizionalmente molto ricercato in tutta l’ Europa; a causa di ciò, per secoli hanno rappresentato uno dei principali oggetti di allevamento estensivo anche in Italia (“vallicoltura” nelle acque salmastre dell’ Alto Adriatico), progressivamente sostituito da quello intensivo anche a causa della continua riduzione della “montata” naturale di ceche; tale forma di allevamento viene praticata sia in acque dolci che in acque salmastre, immettendovi artificialmente ceche.
A proposito dell’allevamento dell’anguilla va specificato che, come per il tonno rosso, anche questa specie viene in realtà solo “ingrassata” ossia una volta catturate le anguille in natura vengono alimentate fino a portarle a taglia commerciale. Dunque la risorsa di partenza è sempre prelevata da quella presente in natura.
L’anguilla europea nella legislazione
La specie Anguilla anguilla è tutelata a livello comunitario. E’ inclusa nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie «in pericolo critico» (CR) di estinzione nel breve o nel medio termine.
L’anguilla europea è anche inserita nell’Allegato II della Convenzione di Washington (CITES) relativa al commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche. La convenzione suddetta ha vietato l’esportazione di esemplari selvatici di anguilla (adulti e ceche per gli allevamenti) fuori dall’Unione europea.
La Commissione Europea ha sviluppato politiche di conservazione per l’anguilla europea. Dalle direttive europee derivano le disposizioni normative e programmatiche relative alla gestione della specie inserite nel Piano Nazionale di gestione dell’anguilla.
Il dott. Walter Graziani, esperto di politiche della pesca, in merito alle misure portate avanti dall’Italia, aggiunge: “Va inoltre ricordato che la regolamentazione nazionale dell’anguilla trae la genesi dalla regolamentazione comunitaria trovando la propria linfa da due organismi ormai sempre più spesso ricorrenti nella legislazione: Il CIEM e la CGPM.
Il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM) coordina e promuove la ricerca marina sull’oceanografia, l’ambiente marino, l’ecosistema marino e le risorse marine viventi nell’Atlantico settentrionale. I membri della comunità CIEM comprendono ora tutti gli Stati costieri confinanti con l’Atlantico settentrionale e il Mar Baltico. Tale organismo collabora con organizzazioni e istituti su scala internazionale è una rete di oltre 1600 scienziati provenienti da 200 istituti collegati da un accordo intergovernativo (la cosiddetta convenzione CIEM) per aggiungere valore agli sforzi di ricerca nazionali. Gli scienziati che lavorano attraverso questo Consiglio raccolgono informazioni sull’ecosistema marino e oltre a colmare le lacune nelle conoscenze esistenti, queste informazioni sono sviluppate in consigli imparziali e non politici. I 20 paesi membri che finanziano e sostengono il CIEM utilizzano questo Consiglio per aiutarli a gestire l’Oceano Atlantico settentrionale e i mari adiacenti. Anche il cambiamento climatico fa parte del lavoro del CIEM. Per le ultime disposizioni dell’anguilla rilevante è stato il parere del CIEM che ha ribadito, anche per il 2023, il parere secondo il quale non si sarebbero dovute effettuare catture di anguilla in alcun habitat. Sulla base di tale parere e tenendo conto dei riscontri ricevuti dalla Commissione durante la consultazione dei portatori di interessi, il Consiglio ha ritenuto opportuno suggerire di prorogare un periodo di chiusura di sei mesi tale da poter proteggere meglio lo stock rispetto alle misure dell’Unione e nazionali attuali.
La Commissione Generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) è stata istituita nel 1949 con un accordo internazionale stipulato in base all’articolo XIV della Costituzione della FAO. La sua zona di competenza abbraccia il mar Mediterraneo, il mar Nero e le acque adiacenti. Sue principali funzioni, ai sensi dell’art. III del Trattato istitutivo, sono:
La promozione dello sviluppo, della conservazione e della corretta gestione delle risorse biologiche marine; la formulazione di misure di conservazione e la promozione di progetti cooperativi di formazione.
L’accordo che istituisce la CGPM risale al 1949, ma è stato più volte emendato. Possono far parte della CGPM i paesi che si affacciano sul Mediterraneo ed i paesi che pescano nelle sue acque.
La CGPM si riunisce annualmente in sessione plenaria, cui prendono parte gli Stati membri rappresentati da delegati nazionali che possono farsi accompagnare da esperti e consiglieri. In seno alla sessione plenaria, ogni delegato nazionale ha diritto ad un voto. In linea di principio, la CGPM prende le proprie decisioni a maggioranza semplice. Tuttavia, quando si tratta di adottare delle raccomandazioni vincolanti per gli Stati membri, è prevista una procedura particolare: in questi casi si richiede infatti un voto a maggioranza qualificata (2/3 dei membri) e nei 120 giorni seguenti la notificazione della decisione adottata, ogni Stato membro può avanzare delle obiezioni. Se più di un terzo degli Stati membri “obiettano” secondo il descritto meccanismo, la raccomandazione non diverrà mai vincolante per alcuno tra gli Stati membri”.
Commissione europea e anguilla
Nel Progetto di Relazione datato 20.06.2023 sull’attuazione del Regolamento (CE) n. 1100/2007 del Consiglio che istituisce misure per la ricostituzione dello stock di anguilla europea (2023/2030(INI)) Commissione per la pesca, il relatore Bert-Jan Ruissen :
“sottolinea l’importante ruolo che la pesca dell’anguilla svolge nella società, dato che è al tempo stesso un’attività socioeconomica e una tradizione culturale secolare; ritiene che la pesca dell’anguilla sia notevolmente diminuita nell’ultimo decennio; invita la Commissione e gli Stati membri ad astenersi il più possibile dall’imporre ulteriori restrizioni alla pesca; sottolinea che i pescatori hanno un ruolo importante da svolgere in qualità di guardiani e “occhi e orecchie”, mentre una chiusura totale delle attività di pesca potrebbe portare a un aumento della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN); sottolinea che la pesca dell’anguilla è un’attività artigianale e su piccola scala e si trova spesso in zone remote, dove i pescatori svolgono un importante ruolo ambientale e sociale.
Il relatore ritiene che il regolamento sulle anguille sia uno strumento efficace e globale, ma che la sua attuazione possa essere migliorata. In particolare, il problema degli ostacoli alla migrazione non è stato affrontato in misura adeguata, mentre l’attività di pesca è stata notevolmente limitata. Tale constatazione emerge anche dalle valutazioni della Commissione europea. Negli ultimi tempi l’attenzione dei responsabili politici si è concentrata su un’ulteriore riduzione della pesca dell’anguilla. Ciò è dimostrato dalla decisione del Consiglio del dicembre 2022 sulle possibilità di pesca, che limita la pesca marina e costiera dell’anguilla attraverso un periodo di chiusura di sei mesi. Il relatore ritiene che non si tratti della strada giusta per la ricostituzione dello stock di anguilla. Il regolamento sulle anguille deve essere riconosciuto come lo strumento politico fondamentale e più adeguato per la gestione dello stock di anguilla. Il relatore formula diverse raccomandazioni per una migliore attuazione del regolamento sulle anguille, ad esempio il miglioramento del modello di governance per consentire riscontri e aggiornamenti dei piani di gestione, il riconoscimento del ruolo centrale dei pescatori, il proseguimento della politica di ripopolamento, la lotta contro gli ostacoli alla migrazione, l’intensificazione della lotta contro la pesca INN, la promozione della ricerca scientifica e l’armonizzazione della raccolta dei dati.” ( Fonte: parlamento europeo anguilla.pdf)
Anguilla e normativa nazionale
Anche l’ultimo Decreto 6 marzo 2024 del MASAF relativo alle “Nuove disposizioni nazionali per la gestione della pesca della specie Anguilla europea (Anguilla anguilla). (24A01880) (GU Serie Generale n.88 del 15-04-2024)” ha riconfermato una serie di limitazioni relative alla pesca di questa specie ittica tra le quali:
“ La pesca della specie «Anguilla europea» (Anguilla anguilla),… e’ vietata in tutte le regioni italiane dal 1° gennaio al 31 marzo di ogni anno… Un ulteriore periodo di chiusura della pesca e’ stabilito, limitatamente all’anno 2024, dal 1° aprile 2024 al 30 giugno 2024 … Durante il periodo individuato … non deve essere impedita da alcuno la migrazione della specie verso il mare in tutti gli ambienti naturali, inclusi lagune e valli aperte al flusso marino… Le disposizioni … si applicano alle attivita’ di pesca commerciale, all’allevamento estensivo dell’Anguilla europea in ambiente vallivo aperto al flusso migratorio da e verso il mare, nelle acque dolci, marine e salmastre nazionali…Il periodo di chiusura, … e’ comune a tutte le regioni italiane che attuano il Piano nazionale di gestione dell’anguilla europea…ovvero: Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna,Toscana, Lazio, Puglia, Umbria e Sardegna… … La pesca sportiva della specie «Anguilla europea» (Anguilla anguilla) e’ vietata su tutto il territorio nazionale per tutto l’anno 2024…”. (Fonte : Gazzetta ufficiale)
L’Associazione Piscicoltori Italiani (API) e l’anguilla
Chiedo al Dott. Andrea Fabris, direttore dell’ Associazione Piscicoltori Italiani, se anche loro confermano la preoccupazione per questa specie e quali sono le strategie che si stanno mettendo in atto a livello nazionale ed europeo per preservare questa importante risorsa :
“Dall’esperienza diretta degli operatori e sulla base dei report degli enti deputati allo studio e alla tutela dell’ anguilla (Anguilla anguilla) risulta che quanto ad oggi fatto per la tutela della sua risorsa non è stato sufficiente. Le cause del suo continuo decremento vanno ricercate nella pesca illegale ma anche in una lunga serie di altre concause quali i mutamenti del loro habitat dovuti all’ uomo, il cambiamento climatico, l’ inquinamento, i predatori, e infine dal fatto che non siamo ancora in grado di ricreare il ciclo della sua riproduzione in allevamento.
Dunque è e sarà determinante: proseguire le ricerche utili a sviluppare tutte le conoscenze necessarie a riprodurre ed allevare le anguille; diminuire le barriere create dall’ uomo come le dighe e chiaramente riuscire a gestire sempre meglio questa specie con misure finalizzate ad evitare la pesca illegale soprattutto nei primi stadi di sviluppo (ceche e ragani).
Sicuramente sarà fondamentale incentivare o meglio premiare esclusivamente la piccola pesca di questa specie perché molto selettiva e praticata da produttori che hanno mercati di nicchia e di valore (in sintesi una domanda contenuta di questa specie ad un prezzo adeguato a sostenerne la produzione).
Importante è poi sostenere l’allevamento di questa specie e, in attesa che si riesca ad ottenere un maggiore successo nella riproduzione di questa specie in allevamento, sicuramente l’anguillicoltura praticata in modo sempre più consapevole,è un’importante strumento per il ripopolamento della specie nelle aree vocate.
Sottolineo che come previsto dalle varie normative europee, nazionali e alcune ulteriori norme regionali non è possibile effettuare la pesca sportiva di questa specie a nessun livello.
Il ruolo dell’acquacoltura nella gestione di questa specie chiave per il mantenimento della biodiversità è evidenziato dal fatto che l’allevamento effettuato in forma responsabile e sostenibile in acque dolci o in acque salmastre (valli da pesca) è l’unico sistema autorizzato a commercializzare anguille per il consumo umano durante tutto il 2024 [ai sensi del Decreto Ministeriale n. 0111260 del 6 marzo 2024 recante “Nuove disposizioni nazionali per la gestione della pesca della specie anguilla europea” (Anguilla anguilla)]”.
Quanto “pesa” il traffico illegale delle anguille
Secondo l’Europol, un’agenzia dell’UE nata nel 2010 e che risponde al Consiglio dei Ministri della Giustizia e degli Affari interni e che comprende i ministri competenti di tutti gli Stati membri dell’UE “il traffico di anguille ceche è uno dei traffici illegali più consistenti e redditizi di specie protette a livello mondiale, con profitti illegali stimati fino a 3 miliardi di euro negli anni di punta. Il successo degli sforzi delle forze dell’ordine nel combattere questa minaccia per la fauna selvatica europea ha dato un grande contributo alla significativa diminuzione delle attività illegali. Le stime mostrano che gli incidenti legati al traffico di anguille sono diminuiti del 50% dal 2016, l’anno successivo al lancio dell’operazione LAKE. Da allora, più di 750 individui sono stati arrestati e si è impedito il contrabbando di 26 tonnellate di anguille ceche che hanno potuto essere restituite ai loro habitat naturali.”
Tra le aree della criminalità delle quali Europol è responsabile del contrasto c’è quella della criminalità ambientale relativa a tutte quelle attività che violano la legislazione ambientale e causano danni o rischi significativi per l’ambiente, la salute umana o entrambi.
Sempre secondo Europol la criminalità ambientale è molto redditizia addirittura come il traffico illegale di droga ed armi ed è addirittura più “attraente” di quest’ultima per i gruppi della criminalità organizzata perché ha sanzioni notevolmente più basse ed molto complessa da individuare.
Nel complesso, si stima che il valore annuale della criminalità ambientale transnazionale ammonti tra 70 e 213 miliardi di dollari l’anno.”
“Secondo uno studio del 2011, 3 delle 12 attività criminali transnazionali più remunerative dal punto di vista finanziario sono legate alla criminalità ambientale. Tra questi rientrano i traffici illeciti di:
- fauna selvatica (valore annuo stimato: da 7,8 a 10 miliardi di dollari);
- legname (valore annuo stimato: 7 miliardi di dollari);
- pesce (valore annuo stimato: da 4,2 a 9,5 miliardi di dollari).
In quest’ultima si posiziona appunto il traffico delle ceche di anguilla. L’ultima edizione dell’operazione “LAKE” “si è svolta dall’ottobre 2022 al giugno 2023 e ha portato all’arresto di 256 persone responsabili del traffico di 25 tonnellate di anguille vive per un valore di circa 13 milioni di euro. Un’operazione congiunta coordinata appunto da Europol, che ha coinvolto le autorità di contrasto di tutto il mondo, ha inferto un altro duro colpo ai gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico internazionale di anguille ceche” ( Fonte: Europol)
Confcooperative-Fedagripesca Emilia Romagna e l’Anguilla
Purtroppo- aggiunge Vadis Paesanti, referente Emilia Romagna di Confcooperative-Fedagripesca– il problema della pesca illegale delle ceche continua a pesare e la loro richiesta, in particolare sul mercato asiatico anche a prezzi che superano qualche migliaia di euro/Kg ne continua ad incentivare il mercato nero. Una ulteriore pressione è realizzata da un mercato legale ma probabilmente prematuro come quello determinato dai numerosi Paesi europei che hanno chiesto ed ottenuto una quota di pesca delle ceche e che troppo spesso realizzano il commercio di questo prodotto per uso alimentare e non per ripopolamento.
A questo va aggiunto anche l’appetito insaziabile dei cormorani in primis che da oltre quarant’anni rappresentano una delle principali minacce a questa risorsa quando arriva in Italia soprattutto allo stato di ragani ( stato di sviluppo dell’anguilla successivo alla fase di ceche).
La normativa oggi ha ristretto molto le “maglie” relativamente alla cattura di questa specie anche in Italia ma a mio parere andrebbe meglio equilibrata la possibilità di pescarla in valle e in mare poichè i pescatori rispetto ai vallicoltori risultano svantaggiati considerando che in valle la cattura è facilitata dai lavorieri.
La pesca realizzata dal pescatore professionista oggi non può essere più impattante rispetto al vallicoltore sia perché purtroppo arrivano nelle acque italiane sempre meno esemplari di questa specie per tutte le ragioni suddette (e non solo) e sia perché ormai i pescatori professionisti della piccola pesca si sono notevolmente ridotti dagli anni ’80 ad oggi. Basti pensare che la maggioranza dei pescatori professionisti della piccola pesca nelle aree di principale presenza dell’anguilla europea sia in Emilia Romagna che in Veneto hanno riconvertito la loro attività dedicandosi alla molluschicoltura in particolare. Dagli anni ’80 ad oggi ben il 95% dei pescatori dedicati alla piccola pesca è diventato un molluschicoltore in particolare di vongole veraci e cozze essendo le regioni sopra citate vocate a queste produzioni.
In ogni caso il problema è che oggi è prematuro potere portare dei riscontri oggettivi sulle ricadute che eventualmente hanno avuto le restrizioni di legge degli ultimi anni a livello europeo in merito in particolare alla pesca di questa specie …quello che è oggettivamente invece visibile sono tutte le contraddizioni e le criticità che ho provato a sintetizzare e che in Italia, negli ultimi anni, arriva ben poca anguilla europea e nelle lagune di Scardovari e di Goro, una volta meta di questa specie, non vediamo nessun incremento.”
L’anguilla nei mercati ittici all’ingrosso
A confermare lo “stallo” della situazione anche il Direttore del Mercato Ittico all’Ingrosso di Goro Mauro Veronesi al quale ho chiesto un po’ di dati riguardo i chilogrammi di anguilla commercializzata presso il suo mercato negli ultimi 10 anni. A tale proposito va premessa una distinzione tra l’anguilla che arriva al mercato dagli allevamenti e quella che arriva dalla pesca professionale. Da quanto riferitomi l’anguilla di allevamento ha subito, in media, negli ultimi anni un costante decremento ( da 2164 Kg nel 2015 ai 1615 Kg nel 2023) ma meno significativo rispetto a quello invece dell’anguilla derivante dalla pesca professionale che è drasticamente diminuita passando dai circa 5000 Kg/anno nel 2015 ai 178 Kg/anno del 2023.
Situazione confermata anche dal Direttore del Mercato Ittico all’Ingrosso di Scardovari Alberto Mancin che appunto mi riferisce che negli ultimi 10 anni in particolare la vendita all’ingrosso di questa specie è passata da alcune tonnellate a ben poche decine di chilogrammi di anguille e che dunque non rappresenta più una voce significativa per i pescatori del luogo.
La ricerca e l’anguilla
Intervisto il Dott. Mattia Lanzoni del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’Università di Ferrara in merito al progetto “LIFEEL” attualmente in corso ed uno dei progetti più promettenti e concreti, a mio parere, riguardo una sempre migliore futura gestione della anguilla europea e non solo.
LIFEEL è un progetto finanziato dalla Comunità Europea, nell’ambito del Programma LIFE – Biodiversità, il Progetto LIFEEL e mirato alla conservazione dell’Anguilla europea.
Ha una durata quadriennale e giungerà al termine nel 2024 con proroga fino al 2026. La Regione Lombardia è capofila del progetto e, tra gli altri partner, ci sono la Regione Emilia-Romagna, il Parco Delta del Po Veneto, il Parco Delta del Po Emiliano, il Parco Lombardo della Valle del Ticino, le Università di Bologna e di Ferrara e la società GRAIA srl, mentre in Grecia l’Istituto di ricerca ELGO “DIMITRA” dell’Hellenic Agricultural Organisation.
Le strategie principali portate avanti nel progetto sono essenzialmente tre:
- riuscire a mappare le principali rotte migratorie in entrata ed in uscita nelle nostre acque e dalle nostre acque al Mare dei Sargassi al fine di agevolare discesa e risalita eliminando i principali ostacoli alle stesse o comunque aiutando questa specie a by passarli
- salvaguardare i soggetti adulti, i migliori potenziali riproduttori selvatici, per garantirne il ritorno al mare e aumentare le possibilità di riproduzione anche grazie anche alla collaborazione con pescatori e vallicoltori: marcare i riproduttori per tracciarli significa anche scoprire meglio il comportamento di questa specie e dunque applicare dei piani di gestione più idonei
- perfezionare le tecniche di riproduzione controllata dell’anguilla: attualmente si è riusciti a farla riprodurre in allevamento ma non a fare sopravvivere gli stadi larvali successivi fino allo svezzamento allo stadio di ceca. Riuscire a riprodurre l’anguilla in allevamento significherebbe riuscire ad avere una preziosa nuova risorsa sia per il ripopolamento che per l’acquacoltura. ( Fonte: https://lifeel.eu/il-progetto/ )
“I risultati ottenuti dal progetto sono ad oggi molto incoraggianti e stanno già contribuendo ad indicare alle istituzioni/enti preposte alla salvaguardia di questa specie alcune azioni più strategiche da applicare in merito. Un esempio concreto sono i passaggi per pesci per permettere la libera ascesa, specifici per le giovani anguille, progettati con l’azione A3 realizzati in Italia in tre siti diversi del delta del Po e sul Fiume Panaro e, in Grecia, lungo il Fiume Nesto Presso la diga di Toxotes. Due rampe che saranno realizzate sul Fiume Panaro non verranno costruite soltanto per le giovani anguille, ma per tutta la fauna ittica andando così a ripristinare la percorribilità nel tratto di pianura e di collina. Altro esempio concreto sono le numerose segnalazioni che ci arrivano dai produttori riguardo i riproduttori marcati a conferma di quanto, nonostante la crisi che stia attraversando il mercato dell’anguilla in questo momento, siano per primi i pescatori e i vallicoltori ad impegnarsi e contribuire in modo attivo al possibile ripristino di questa risorsa. A tale proposito aggiungo infatti che i produttori che stanno aderendo al progetto segnalano sulle loro imbarcazioni, attraverso un adesivo realizzato dal progetto,: “Io sto con LIFEEL- L’anguilla rischia l’estinzione”.
Quest’ultimo è un bellissimo messaggio e una rinnovata prova di quanto il mondo della produzione ittica sia quello più sensibile alla produzione ittica stessa per interesse, certo, ma anche per riconoscenza e per il rispetto che porta al settore che gli dà da vivere.
L’intervista con il Dott. Lanzoni ha confermato anche le mie perplessità sull’utilizzo delle ceche per il consumo alimentare. Viste tutte le criticità enunciate ha davvero senso che sia consentita la raccolta delle ceche per soddisfare la golosità degli appassionati del novellame di questa specie? E’ davvero necessario distribuire quote per il novellame a chi ne fa richiesta (come diversi Paesi europei) per uso alimentare ? Il dott. Lanzoni ha tale proposito fa un esempio molto concreto ed utile a farci riflettere più rapidamente sulla questione ceche: “ 1 Kg di ceche sono circa 5000 esemplari di anguille allo stadio giovanile ed ogni “polpettina” di ceche che mangio al ristorante o a casa ne contiene circa 100.”
Dunque, in una situazione, ripeto io, così critica, ha davvero senso questo “spreco”? Quante persone, seppure appassionate di questo alimento, rinuncerebbero con piacere se fossero più consapevoli di questo problema? Io credo molte più di quanto si pensi. E per questo è fondamentale la comunicazione e l’informazione più ampia e corretta possibile in merito.
Un’altra contraddizione è non avere ad oggi in Italia una adesione unanime al piano di salvaguardia dell’anguilla europea nel senso che molte regioni italiane non applicano un piano monitoraggio della stessa (oltre a non applicarlo spesso nello stesso modo) e dunque non sono in grado di attuare un piano di gestione. Questo significa sì che non possono pescare per tutto l’anno l’anguilla ma anche che non abbiamo però alcun dato relativamente allo stato della risorsa nelle acque di queste regioni e dunque questo compromette una analisi più significativa in merito. Sarebbe a mio parere auspicabile, non solo per quanto riguarda un corretto piano di gestione dell’anguilla ma di tutte le specie ittiche, centralizzare il monitoraggio, standardizzarlo per tutte le regioni e renderlo obbligatorio per tutte queste ultime al fine che l’elaborazione dei risultati sia davvero significativa e più realistica possibile. Anche per questo il progetto “LIFEEL” può essere un buon modello di riferimento.
L’HORECA e l’anguilla: la scelta di Relais & Chateaux
L’Associazione Relais & Chateaux che rappresenta oltre 580 hotel e ristoranti in tutto il mondo attraverso un costante confronto con specialisti del settore e con l’Associazione Ethic Ocean condivide con i suoi associati il suo impegno relativo ad approfondire e promuovere la sostenibilità ittica anche “contribuendo alla preservazione delle risorse ittiche e alla biodiversità marina” e fa dunque rete per ispirare chef e appassionati di cucina su temi molto delicati, come appunto quello dell’anguilla europea.
“…siamo la più grande rete di Chef al mondo, e i ristoranti gourmet che servono l’anguilla sono molti di più di quanto si possa immaginare. In alcune tradizioni culinarie, ad esempio in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna e Giappone, è una specialità locale. In altri contesti, viene semplicemente considerata un alimento raffinato e delicato, come il caviale. Perciò, essere consapevoli di questa emergenza ecologica ci consente di fare la differenza: possiamo smettere di cucinare l’anguilla praticamente da un giorno all’altro, facendo crollare la domanda di alcuni dei migliori ristoranti del mondo. Il secondo motivo, forse il più importante, è l’impatto che possiamo avere sulla cultura culinaria a livello mondiale. La nostra decisione invia un messaggio agli Chef al di fuori della nostra rete, ai consumatori, ai fornitori in tutto il mondo e anche ai politici: se vogliamo salvare questa specie, dobbiamo cambiare il nostro comportamento. Se ci riusciremo, in futuro potremo mangiare di nuovo l’anguilla, ma solo quando la sua pesca sarà considerata di nuovo sostenibile e quando saremo riusciti ad agire su tutti i fattori legati al suo declino…” (Fonte: Relais & Chateaux).
Ho avuto modo di confrontarmi di persona su questo tema sia con lo chef Mauro Colagreco, Vicepresidente di Relais & Châteaux, che con lo chef Emanuele Scarello, entrambi riferimento in Italia ed in Europa per la promozione e il rispetto del Manifesto Relais & Châteaux presentato all’UNESCO nel 2014 per “rendere il mondo un posto migliore attraverso la cucina e l’ospitalità”. Ho apprezzato il loro impegno nell’approfondimento di questo tema e anche l’apertura al confronto e la disponibilità ad offrire la loro collaborazione per raggiungere il comune obbiettivo di rivedere in salute lo stato della risorsa dell’anguilla europea.
Ethic Ocean e l’Anguilla
Anche Elisabeth Vallet, Direttrice Ethic Ocean, in merito alla loro collaborazione con Relais & Chateaux, ha ribadito l’importanza di questa partnership « …Tra i 20 impegni contenuti nel Manifesto, c’è anche quello di “contribuire alla preservazione delle risorse ittiche e della biodiversità marina” e di “instaurare un dialogo costante con i protagonisti della filiera agricola e marittima locale”. L’anguilla viene consumata abitualmente in molte culture culinarie, ma la situazione in cui versa è stata ignorata per troppo tempo. Gli Chef Relais & Châteaux hanno deciso di prendere posizione per salvare una specie rappresentativa del nostro rapporto con l’ambiente…”.
Dunque sì o no al consumo di anguilla?
E’ fondamentale la premessa che la legge non vieta il consumo di anguilla europea, che non ci sono abbastanza dati scientifici e di mercato per analizzarne con precisione lo stato dell’arte e neppure soluzioni immediate per una sua riproduzione efficacie e dunque un suo adeguato ripopolamento.
Dunque come rispondere alla domanda “Anguilla sì o no?”. Il suddetto breve excursus sia della normativa che della bibliografia scientifica che delle opinioni di esperti nel settore vuole più che altro essere utile a fornire a tutti i lettori interessati ad un consumo più consapevole relativamente all’anguilla europea in particolare, degli strumenti in più per decidere in merito e lasciare a loro stessi questa scelta.
Oggi sono ancora molti i passi da fare per ottenere maggiore chiarezza sul reale stato di “salute” dell’anguilla europea e su come difenderla per preservarla in futuro sia migliorando la ricerca relativamente alla sua produzione in allevamento, sia diminuendo la pesca illegale che regolando quella legale che migliorando le dinamiche connesse alla sua sopravvivenza nei suoi habitat.
Concludo citando un passaggio significativo dell’autore Patrik Svensson nel suo libro “Nel segno dell’anguilla”: “È possibile immaginare un mondo senza l’anguilla? È possibile cancellare una creatura esistita per almeno quaranta milioni di anni, sopravvissuta alle glaciazioni, una creatura che ha assistito alla deriva dei continenti, che stava già aspettando l’uomo da milioni di anni mentre questo cercava ancora il proprio posto sulla Terra, e che è stata l’oggetto di così tanti miti e racconti?” (Suggerisco a titolo di ulteriore approfondimento il testo anche fonte per questo articolo: “L’anguilla in Sardegna, autori: Agenzia Regionale Laore Sardegna, Servizio Sviluppo e sostenibilità delle filiere zootecniche e ittiche, Agenzia Regionale Agris Sardegna, Servizio Ricerca per i prodotti ittici, Università degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA).
Tutti noi nel nostro piccolo possiamo contribuire a sensibilizzare su questo tema consumandola in modo più responsabile ossia acquistandola solo dove c’è una tracciabilità ben chiara e trasparente del prodotto o non acquistandola, associandoci al messaggio di Relais & Chateaux, o denunciando chi la commercializza o somministra in modo illegale e anche, spero, non richiedendo al ristorante “polpettine” di ceche o altre “prelibatezze” a base delle stesse.
Valentina Tepedino, Medico Veterinario specializzata in prodotti ittici. Direttore del periodico Eurofishmarket, referente nazionale della SIMeVeP per il settore ittico e dell’Associazione Donne Medico Veterinario