Come è cambiato il settore ittico dall’inizio dell’emergenza COVID -19? Cosa sta cambiando e soprattutto cosa dovrebbe cambiare? Dall’ “osservatorio” di Eurofishmarket e dopo un interessante confronto con quelli che reputo i “mie” principali riferimenti della filiera ittica in tutta Italia vi riporto il mio punto di vista sperando di avere forte il vostro riscontro e di stimolare un dibattito costruttivo con idee da condividere insieme.
Quali prodotti sono diventati più richiesti nell’emergenza COVID-19?
Per comprendere meglio l’attuale stato dell’arte preferisco partire dal descrivere come è cambiato il mercato della distribuzione e ancora prima quello dei consumi da marzo ad oggi. Gli ultimi rilevamenti dati condotti sui consumi hanno dimostrato che nelle ultime settimane è cresciuto in modo significativo l’acquisto dei prodotti ittici surgelati al naturale di circa il 15% e delle specialità ittiche e dei panati di pesce di oltre il 30% (Elaborazione da dati Nielsen e IRI). Difatti le numerose e ulteriori restrizioni ci hanno costretto a muoverci il meno possibile e nei limiti consentiti e di conseguenza i consumatori si sono diretti su prodotti ittici con una più lunga shelf life o più facili da acquistare anche considerando i lunghi tempi di attesa per le file medio lunghe per accedere ai supermercati.
Quali sono diventati i canali di riferimento per l’acquisto dei prodotti ittici durante questa emergenza?
Dunque sui nuovi trend ittici di consumo ha anche inciso molto l’offerta più disponibile e comoda da raggiungere come quella di aziende già specializzate per la consegna a domicilio come Bofrost per i prodotti surgelati e Cortilia per i freschi o di “Esselunga a casa” che hanno visto, come altre attività del mondo eCommerce in generale, un trend delle vendite online in forte crescita durante tutta l’emergenza. Anche molte pescherie tradizionali, dopo le prime settimane di incertezza, rallentamento o chiusura si sono organizzate per offrire l’offerta della consegna a domicilio e sono numerosi gli esempi di successo che abbiamo raccolto. Sicuramente anche alla fine dell’emergenza permarranno per lungo tempo misure restrittive soprattutto in merito al distanziamento sociale e a tutela delle fasce di popolazione più a rischio e dunque i servizi di Click and Collect e Home Delivery resteranno un canale strategico da una parte per consentire ai distributori di integrare il proprio fatturato e dall’altra per consentire ai consumatori di potere continuare a fare la spesa in sicurezza. Le principali proiezioni di mercato fanno anche intuire che comunque, anche dopo l’emergenza, il mercato dell’eCommerce e del Food delivery in generale crescerà poiché molte persone in questo periodo sono state “costrette” a prendere maggiore confidenza con questi canali e si sono trovate bene a tal punto da volere continuare ad usufruirne seppure non in modo costante. Dunque per quanto riguarda la grande distribuzione organizzata in generale il settore ittico ha sofferto soprattutto per la perdita di vendite legate alla chiusura dei reparti pescheria serviti in molti punti vendita e per regole sul distanziamento sociale che hanno scoraggiato o comunque rallentato e limitato l’ingresso di clienti. Ma i prodotti ittici di importazione non hanno mai smesso, attraverso le loro piattaforme, di arrivare sui loro banchi anche se più in quelli del surgelato e a scaffale.
Per quanto riguarda invece i mercati all’ingrosso la situazione denunciata da Italmercati, come riporta un comunicato Ansa del 17 aprile, la chiusura di tutte le attività di ristorazione e alberghiere unita al blocco del settore del turismo “ha tagliato di almeno il 50% il fatturato delle imprese del settore in presenza di costi fissi costanti. Un colpo durissimo che ha investito sia le imprese grossiste che operano nei mercati all’ingrosso, sia tutte le altre che lavorano al dettaglio“. Queste le parole del presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini, riprese da Ansa e oggetto della lettera da lui indirizzata al Ministro del MIPAAF Bellanova, che continua così: “Chiediamo di considerare l’eventualità di proclamare lo stato di crisi per tutta la filiera dall’ingrosso al visto che non ha sostegni di altra natura, chiediamo che possa beneficiare di un supporto da parte del governo anche attraverso i fondi europei dedicati al settore ma convertibili in misure straordinarie, per affrontare questa difficile crisi.
I mercati all’ingrosso, precisa Pallottini, sono il principale strumento per la distribuzione del prodotto fresco sul territorio che ha subito le ripercussioni della crisi. “Non vogliamo che i Centri Agroalimentari italiani si trovino a gestire da soli con i propri operatori un’emergenza così difficile“.
Tornerò sul tema dei mercati ittici all’ingrosso in un articolo a parte per meglio approfondire questo settore molto complesso.
Sicuramente i prodotti che hanno subito un ridimensionamento della domanda in questa crisi sono stati quelli freschi sia di pesca che di acquacoltura che, per quanto riguarda la grande distribuzione, sono per la stragrande maggioranza di importazione. Invece uno dei settori drasticamente penalizzato dall’emergenza COVID- 19 è stato indubbiamente quello della ristorazione e di tutto il mondo HORECA in generale includendo nella stessa dai ristoranti alle mense scolastiche a quelle aziendali alle sagre, ecc.
Il prodotto ittico nazionale nell’Emergenza COVID -19
Per quanto riguarda il prodotto ittico nazionale al momento il settore strategico è sicuramente quello dell’HORECA oltre che delle pescherie tradizionali, rionali e ambulanti. E l’importante crisi dei suddetti settori per l’emergenza COVID-19 ha comportato una minore se non ridottissima domanda di prodotti ittici nazionali soprattutto per quanto riguarda la nostra pesca ma anche dell’acquacoltura. Secondo un comunicato di Fedagripesca-Confcooperative su ANSA Terra &Gusto del 25 aprile 2020 “nel solo mese di marzo è andato perso il 70% del fatturato pari a 60 milioni di euro, con un impatto negativo del 6% sul trend dell’anno”.
Il problema principale a mio modo di vedere e non dipendente dall’emergenza attuale, è la disorganizzazione in generale del nostro mercato ittico alla produzione e la mancanza spesso di alleanze concrete e gioco di squadra tra i produttori che dunque risultano difficilmente raggiungibili e poco affidabili per le aziende della distribuzione di qualsiasi tipologia. Per assurdo questa crisi ha dato un maggiore impulso al settore produttivo italiano a reagire ad una situazione di stasi in cui si strascinava da anni poiché la crisi anche del settore HORECA, di molte pescherie tradizionali che non sono riuscite ancora a riorganizzare il loro lavoro per la consegna a casa e la chiusura dei mercati rionali ma anche di numerosi eventi ( sagre, feste del pesce, ecc.) sta spingendo molti produttori a trovare delle soluzioni più utili alla sopravvivenza del settore. Sono numerosi gli esempi, nelle località di mare, di produttori che si sono attrezzati per la consegna a domicilio comprese le attività di pescaturismo e ittioturismo che in regioni come la Liguria hanno avuto la concessione di potere effettuare il food delivery. Ad esempio già dalla settimana prima di Pasqua è stata registrata una lieve ripresa del settore della ristorazione dovuta a molte attività che sono organizzate per la consegna a domicilio. Molti mercati ittici hanno avuto chiusure altalenanti determinate da casi di coronavirus tra gli operatori o dalla difficoltà di mettere in pratica le misure di contenimento per il COVID 19 dettate da sempre nuovi protocolli operativi. In alcune marinerie, come quella di Anzio, i pescatori si sono organizzati in aprile per uscire “a gruppi” a giorni alterni onde evitare di pescare troppo rispetto alla domanda per evitare il crollo del prezzo del prodotto a loro danno.
Quali le misure ad oggi a supporto del settore ittico nazionale?
Ricordiamo che per quanto riguarda le imprese nel settore ittico non sono ad oggi particolarmente incentivanti le misure messe in atto dal Governo per quanto riguarda il possibile fermo pesca volontario ma ancora privo di un decreto attuativo. Anche per questo si sono osservati in tutta Italia stop e poi riprese delle attività di pesca poiché per molti armatori l’attuale incertezza su eventuali riconoscimenti per il fermo non gli consente di rinunciare al rischio di guadagnare meno o a volte addirittura di perdere dei soldi. Gli armatori che hanno potuto hanno messo in cassa integrazione i dipendenti.
Criticità principali in merito alla produzione ittica nazionale
Spesso i produttori, in particolare i pescatori ma anche gli allevatori, non sono organizzati in consorzi o in organizzazioni di produttori e/o non sempre questi “gruppi” funzionano nel concreto ma facilmente ancora prevale l’individualismo. Non sempre i produttori sono organizzati per la vendita all’ingrosso nella modalità richiesta dal settore distributivo dalla logistica, alla tracciabilità, alla contabilità, ecc. Questo penalizza la partenza della cosiddetta “filiera corta” e il fatto che i produttori, se non hanno uno sbocco immediato nel mercato all’ingrosso locale o attraverso accordi diretti con ristoranti e ambulanti, hanno bisogno di uno o più intermediari per vendere il loro prodotto.
L’esperienza del progetto “L’AMO Italiano” per valorizzare i prodotti ittici nostrani
E’ possibile creare una rete commerciale di produttori ittici nazionali in partnership tra loro anche per valorizzare in modo più efficace le loro produzini? Dal 2013 con mio fratello Giulio abbiamo deciso di impegnarci con Eurofishmarket e altri partner nella creazione di un progetto poi denominato “L’AMO Italiano” finalizzato a creare una rete che comprendesse una serie di aziende dalla produzione alla distribuzione alla somministrazione e a tutta una serie di partner interessati a valorizzare il prodotto ittico nazionale. Il progetto è assai complesso ma la missione principale è sempre stata quella di creare alleanze tra tutti i protagonisti della filiera garantendo l’affidabilità, la qualità e la trasparenza delle stesse. Da sette anni portiamo avanti questo progetto con enormi complicazioni derivanti soprattutto dalla nostra difficoltà di riuscire a costruire rapporti affidabili con le piccole e medie imprese della produzione (pescatori e allevatori). Per non “affidabili” intendo non adeguate o meglio non strutturate per potere confrontarsi con una medio grande azienda specializzata dell’HORECA o con una grande catena di distribuzione organizzata. Eurofishmarket lavora dal 2004 con la maggior parte delle insegne della distribuzione organizzata e anche dell’HORECA e di altri circuiti commerciali e conosce dunque le regole base di questi mercati e cosa occorre per rapportarsi con essi. Ci tengo a ribadire dunque la necessità di ripartire da una riorganizzazione del nostro sistema produttivo prima di promuoverlo a 360 gradi.
Quali soluzioni possibili per una ripresa del prodotto ittico nazionale?
Così la situazione produttiva è in costante fermento e cambiamento nelle ultime settimane. Sono numerosi gli spot e gli slogan che si leggono soprattutto sui social in merito al “Mangia italiano” , “Sostieni il pesce italiano” , ecc. promosse da singole realtà o associazioni di categoria e anche il Governo sta valutando strategie a sostegno del settore. Io confido nelle Istituzioni per quanto riguarda l’affiancare questo importante settore attraverso tutta una serie di misure e so che Associazioni di Categoria importanti come Alleanza delle Cooperative si stanno già muovendo per molti aspetti prioritari e relativi alla crisi in atto.
Ma oltre che a farlo sopravvivere è necessario ridare vigore alle nostre produzioni ittiche e per questo serve nel più breve tempo possibile una riorganizzazione e strutturazione del mercato produttivo e, contemporaneamente, la creazione di alleanze con il settore distributivo e della somministrazione ma con patti chiari, concreti e affidabili tra le parti. Questa è la mia opinione anche attraverso l’esperienza del progetto L’AMO ma sarei molto lieta di confrontarmi con voi in merito. Sono ormai numerose le aziende che fanno parte della rete dell’AMO e sempre di più cresce il numero di produttori interessati. Nelle ultime settimane anche Eurofishmarket ha registrato un picco di richieste e questo è sinonimo del fatto che c’è una grande voglia da parte dei produttori di rimettersi in gioco, questa volta da protagonisti. Di sicuro l’Italia non potrà fare a meno di importare prodotti ittici che oggi pesano per oltre il 75% dei consumi nazionali . Ricordiamoci che molti di questi prodotti di importazioni vengono anche lavorati in modo eccellente da imprese tutte italiane che realizzano prodotti finiti spesso talmente rinomati da venire richiesti nuovamente all’estero (es. l’industria conserviera del tonno, del salmone affumicato, ecc). D’altra parte è risaputo e riconosciuto in tutto il mondo la qualità della nostra produzione alimentare non solo intesa come quella della materia prima utilizzata ma anche del suo ciclo produttivo. Detto questo sicuramente si potrebbero meglio valorizzare sia i nostri prodotti ittici sia le nostre produzioni di eccellenza. A tale proposito ci tengo a riproporre l’esempio della Organizzazione dei Produttori I Fasolari con i fasolari già sgusciati e precotti a basse temperature o i sughi a base di fasolari o gli impanati e altre ricette di pesci del Mare Adriatico somministrati nel progetto Pappafish in decine di mense scolastiche a migliaia di bambini. Eurofishmarket sta affiancando, con laboratori partner referenziati allo scopo, numerose aziende anche per la ricerca e sviluppo che è la chiave per offrire in futuro ai produttori e trasformatori margini più utili a preservare in modo dignitoso le loro attività ma anche a rispondere ad un mercato che è sempre più interessato ai “prodotti pronti” o “pronti a cuocere” e sempre più attento e sensibile ai concetti di sostenibilità, etica , benessere, qualità. I modelli positivi di produttori italiani che sono riusciti o stanno riuscendo ad emergere e a valorizzare in modo davvero interessante i loro prodotti ce ne sono diversi e vi porteremo nel nostro blog le loro testimonianze dirette.
Da tecnica specializzata nel settore ittico, da imprenditrice rodata ma soprattutto da grande, grandissima fans di questo magnifico settore e dell’Italia, vorrei concludere facendo un appello a tutti coloro conosco e che possono decretare davvero il successo e l’insuccesso dei prodotti ittici nazionali e dunque del nostro sistema produttivo a loro legato: non aspettate fondi, finanziamenti…o almeno non aspettate solo questi ma scegliete nel vostro settore un modello vincente che vi convince, contattatelo e fate squadra . Ne sarà contento e vi ringrazierà. Se non ne siete convinti scrivetemi …
Valentina Tepedino
Medico veterinario specializzata in prodotti ittici. Direttore del periodico Eurofishmarket, referente nazionale della SIMeVeP per il settore ittico e docente a contratto presso l’Università di Medicina Veterinaria di Bologna