Una bella notizia per l’acquacoltura italiana e speriamo presto anche globale è quella relativa alla messa a punto e certificazione di mangimi per i pesci allevati a zero emissioni. Pur essendo infatti l’acquacoltura una delle forme di produzione animale più sostenibili sono numerose le fake news e i dubbi dei consumatori a tale riguardo anche “agevolati” dalla mancanza di una normativa così specifica su questa materia e dei relativi controlli ufficiali.

I mangimi sono alla base del ciclo di produzione di qualsiasi pesce allevato e dunque l’innovazione realizzata in questo caso dalla divisione italiana dell’azienda Skretting, leader globale nella produzione e fornitura di alimenti per pesci e gamberi, potrebbe rappresentare un nuovo parametro oggettivamente chiaro, misurabile e utile agli allevatori e ai distributori per comprovare la loro attenzione alla sostenibilità. Inoltre potrebbe essere questa l’occasione per chiarire meglio al consumatore cosa mangiano i nostri pesci di allevamento informando chi li acquista sulle differenze tra una dieta e l’altra sotto tutti i profili compreso quello ambientale per fare anche capire cosa giustifica un prezzo magari più alto di quel determinato prodotto sul mercato.

Siamo entrati in una fase critica del recupero del clima. Attraverso la neutralità del carbonio, i piscicoltori in Italia e oltre hanno l’opportunità di diventare parte della soluzione come leader del clima. Possono accelerare il progresso prendendo questi impegni coraggiosi ma essenziali per la salute e il benessere del nostro pianeta, e allo stesso tempo stabilire una piattaforma che permetterà loro di aumentare i ricavi, ridurre i costi e i rischi, e coinvolgere molti più consumatori“, afferma Umberto Luzzana, Marketing Manager di Skretting Italia.

Considerato che circa un quarto delle emissioni mondiali di gas serra sono generate dalla filiera alimentare, la riduzione dell’impronta carbonica è uno dei modi più efficaci con cui le aziende del settore possono affrontare la sfida del cambiamento climatico.  A tale scopo, riconoscendo la notevole opportunità di ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica (CO2) generate dal processo di produzione dei mangimi e da quello di allevamento, Skretting Italia ha lanciato il nuovo concetto di mangime a emissioni zero Feed4Future.

In sostanza per questi mangimi vengono : utilizzati ingredienti innovativi come anche alghe, insetti, farine e olio di pesce certificate Marin Trust, valorizzati i sottoprodotti dell’industria alimentare, preferita soia selezionata di origine europea anche per combattere la deforestazione in Brasile, ridotte le emissioni di CO2 e compensate quelle residue da crediti di carbonio. Questi ultimi vengono investiti da Skretting in Brasile per contribuire alla lotta alla deforestazione spesso proprio causata dalla necessità di aumentare gli spazi per coltivare la soia. E questo pur non acquistando Skretting soia dal sud America.

Così le diete Feed4Future hanno un’impronta di carbonio inferiore del 10% rispetto alle diete standard e le rimanenti emissioni di CO2 vengono compensate attraverso il meccanismo dei crediti di carbonio*.

L’espansione del nostro programma carbon neutral dimostra ulteriormente il nostro impegno a responsabilizzare i nostri clienti in modo che l’acquacoltura possa fare di più sulla sua impronta ambientale. Le catene di approvvigionamento alimentare vedono i consumatori alla ricerca di una comunicazione chiara, trasparente e credibile dell’azione sul clima da parte delle aziende. Allo stesso modo, gli standard industriali si stanno concentrando sempre di più sulle impronte di carbonio e cercano dati solidi dalle catene di valore. Questa è un’opportunità per la nostra industria di brillare – producendo prodotti sani e allo stesso tempo soddisfacendo le aspettative ambientali del cliente“, continua Luzzana.

Questi mangimi innovativi certificati per le emissioni di carbonio e la loro compensazione da crediti di carbonio sta già ispirando altre aziende mangimistiche ed è sicuramente una delle strade da percorrere per raggiungere la tanto ambita ricerca di una vera e futura sostenibilità anche nel campo dell’acquacoltura. Ora la “palla” passa ai produttori e ai distributori anche se l’ago della bilancia saranno sempre i consumatori che potranno premiare o meno queste scelte innovative attraverso la preferenza di prodotti ittici allevati anche con mangimi di questo tipo.

A tal fine sarà importante fare una giusta campagna di informazione utile a spiegare meglio loro tutto quello che c’è dietro una produzione ittica di questo tipo.

Allora senza troppi tecnicismi a chi è sensibile ai temi ambientali andrà spiegato cosa si intende per:

 – “impronta di carbonio” (quantità di emissioni di gas ad effetto serra generate lungo il ciclo di vita di un prodotto/servizio),

– “compensazione dei crediti di carbonio” (compensare un credito di carbonio significa supportare/ finanziare dei progetti internazionali di sviluppo sostenibile garantendo benefici sociali, economici ed ambientali su scala globale),

– “certificazione del calcolo dell’impronta di carbonio” (Skretting Italia ad es., anche grazie alle conoscenze acquisite dalla costruzione di un modello organizzativo globale di Life Cycle Assessment (LCA),  ha fatto certificare il suo innovativo Carbon Footprint Systematic Approach secondo la ISO 14067:2018, lo standard internazionale che fornisce principi, requisiti e linee guida concordati a livello globale per la quantificazione e il reporting dell’impronta di carbonio di un prodotto ed è ora in grado di fornire dati certificati sull’impronta di carbonio su qualsiasi prodotto per l’acquacoltura presente nel suo portafoglio. Questo a sua volta dà alle operazioni di acquacoltura di tutte le dimensioni i mezzi per calcolare l’impronta di carbonio dei loro prodotti e una migliore comprensione dei modi in cui questa può essere ridotta)

– “valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria alimentare” (per l’allarmismo determinatosi dopo i casi dovuti al morbo della “mucca pazza” molti allevatori, anche sotto la spinta del retail, hanno tolto dai loro capitolati di produzione l’utilizzo dei sottoprodotti derivanti dalla macellazione di suini e avicoli nonostante L’EFSA e l’UE li avessero, dopo l’emergenza sanitaria e studi autorevoli, riammessi a pieni voti)

– l’ “abc” della dieta di un pesce allevato (basi in termini di percentuali e di ingredienti dei mangimi specie-specifici).

Visto che in futuro l’acquacoltura rappresenterà a livello mondiale la nostra fonte principale di prodotti ittici è fondamentale che vengano dati a tutti i livelli maggiori e più autorevoli informazioni a riguardo al fine di consentire una scelta sempre più consapevole ma anche una crescita del settore sempre più mirata ai valori di benessere animale e sostenibilità ambientale oltre che in termini di qualità nutrizionale e sensoriale del prodotto ittico.

Spero che a tale riguardo si attivino il prima possibile le istituzioni di riferimento, i media ma anche i distributori e i ristoratori che hanno la possibilità di dialogare con migliaia di persone ogni giorno. Questi ultimi in particolare (retail ed HORECA) possono accelerare il successo di questo tipo di innovazioni innanzitutto inserendoli nella loro offerta e poi comunicandoli in modo più semplice e diretto a chi acquista.

Lo faranno? Vi terrò informati. Nel frattempo ho appreso che diverse catene della distribuzione stanno ricominciando ad acquistare pesci allevati alimentati anche con sottoprodotti dell’industria alimentare e questo è già un bel primo traguardo considerando che, proprio in nome della tanto declamata “economia circolare”, era alquanto paradossale poi non riutilizzare i suddetti a tale scopo. Ho anche saputo che alcuni produttori italiani e distributori stanno già optando per i mangimi ad emissioni zero e presto faranno dunque ingresso sul mercato le prime trote, orate e branzini alimentati con gli stessi.

Mi auguro che questa scelta non venga dettata esclusivamente da strategie di marketing della filiera produttiva e distributiva ma dalla piena consapevolezza dei benefici che potrà dare in futuro soprattutto se recepita da gran parte del sistema produttivo. Solo così potrà funzionare nel lungo periodo anche portando a nuovi investimenti, spero non solo privati, per ridurre ulteriormente l’impronta di carbonio e per trovare soluzioni sempre più sostenibili.

Valentina Tepedino

Medico veterinario specializzata in prodotti ittici. Direttore del periodico Eurofishmarket, referente nazionale della SIMeVeP per il settore ittico

* Lo schema di crediti di carbonio di Skretting CarbonBalance è collegato al progetto Agrocortex REDD + (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) in Brasile.